Il progetto SPES

Il progetto SPES, acronimo di Sportello Per l’Empowerment Sociale, è stato finanziato dalla Regione Toscana sull’asse POR FSE, e ha operato all’interno degli istituti di Livorno, Gorgona e Porto Azzurro, dal 2019. Tale progettazione ha avuto la partnership di altre associazioni, quali ASTIR, CIOFS e CESDI, e il suo obiettivo è stato quello di sostenere l’inclusione sociale delle persone recluse, mediante l’istituzione di uno sportello dedicato alle tutele sociali. Per fare questo sono state molto preziose le collaborazioni con amministrazioni,  enti pubblici e uffici come, tra i tanti, il Patronato INCA CGIL, il CAAF CGIL, l’INPS e l’INAIL. Come Fondazione Caritas è stato attuato lo sportello all’interno del carcere di Livorno e Gorgona, il consorzio ASTIR lo ha attuato presso il carcere di Porto Azzurro, l’associazione CESDI ha sostenuto lo sportello con la mediazione culturale ed infine CIOFS ha collaborato mediante l’istituzione di uno sportello aggiuntivo dedicato alla stesura dei Curriculum Vitae e del bilancio competenze dei detenuti.

Dopo alcune difficoltà iniziali, il progetto ha avuto una buona risposta sia da parte dei detenuti, che delle varie figure penitenziare, ma anche degli uffici che seguivano le pratiche. Si sono create sinergie interessanti intorno agli istituti penitenziari che hanno permesso di mettere al centro i detenuti e il mondo del carcere in generale.

Al termine di questo percorso, riteniamo che il progetto possa essere un piccolo passo verso quel cambio di prospettiva per cui il carcere sia visto, non come un momento di disorientamento e rottura drastica con la “vita fuori”, ma possa costituire un momento di rilettura in chiave primariamente educativa a valore sia personale ma anche sociale.

A conclusione del progetto SPES, si consegna agli istituti interessati una breve e semplice “Guida alla vita in Carcere”, che vuole essere una piccola bussola soprattutto all’inizio del percorso detentivo. La guida nasce da un’idea del Garante dei Detenuti, Marco Solimano, che è stata poi aggiornata e perfezionata dai componenti del Comitato Tecnico Scientifico del progetto: le dottoresse Babetto, Corsani, Lohja e gli avvocati Taddia e Tani. Infine, affinché potesse essere di facile utilizzo realmente per tutti i detenuti, tale guida è stata tradotta, grazie anche al contributo dell’associazione CESDI, in cinque lingue straniere, inglese, francese, arabo, rumeno e albanese, quelle maggiormente presenti all’interno degli istituti.